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Natura

La "natura è un tempio", verseggiava il poeta francese Charles Baudelaire, e l'isola di Ischia è il luogo perfetto per capire il senso di questa metafora.

Grazie alla sua natura vulcanica, al particolare microclima, alla termalità del suolo e all'abbondanza di sorgenti di acqua calda e falde termali, alla presenza di fumarole, Ischia è caratterizzata da un territorio molto vario e da un'estrema varietà di "verde". Chi viene per la prima volta sull'isola si sorprende dell'esuberanza vegetazionale che fa spuntare cespugli e fiori nei luoghi più impensati, un'irrefrenabile vitalità della natura che non si ferma davanti a nulla, marciapiedi e mura a secco compresi.

 

Così l'isola potrebbe anche essere vista come un gigantesco vivaio botanico dove l'occhio esperto del naturalista può andare a caccia di felci rare come la sontuosa Woodwardia radicans o la Pteris vittata, che cresce su rupi e muri umidi: può ammirare un papiro ancora più raro, il Cyperus polystachyus, un soave gladiolo Gladiolus inarimensis, ma anche il candido giglio, Pancratium maritimum che spunta vicino al mare; e due muschi quasi estinti che crescono solo vicino alle fumarole la Barbella strongylensis e il Trematodon longicollis. Questo per restare nel settore delle rarità.

 

Ma poi l'isola abbonda di piante e fiori tipici della flora mediterranea, che qui prosperano con inconsueta vitalità: il mirto, il lentisco, l'erica, l'euforbia, una grande varietà di cisti, l'alloro, il corbezzolo, il rosmarino, il cappero, che spunta tra i muri a secco, la ginestra che tinge di giallo e avvolge nel profumo le colline ischitane, l'inebriante salsapariglia.

 

Poi ci sono le piante grasse spontanee come l'aloe, dalle mille virtù terapeutiche, o l'opuntia, meglio conosciuta come fico d'india, dai frutti gustosi, senza dimenticare una straordinaria profusione alberi da frutto: limoni, aranci, loti, pruni, castagni, noccioli, mandorli, ciliegi, peschi, mandarini, meli. E intorno a tutto questo c'è la vite.

I vigneti sono l'oro della campagna ischitana.

Visti dall'alto, disegnano il paesaggio rurale con un ritmo armonico, un idillio bucolico che dalle pendici dell'Epomeo giunge fino al mare. Particolarmente belle sono le vigne ischitane coltivate in terreni terrazzati che lambiscono il mare, nella zona sud-est di Ischia. Per ammirarle bisogna raggiungere la zona di Campagnano e l'antico villaggio contadino di Piano Liguori, magari durante la vendemmia, per capire quale enorme fatica costa questa coltivazione eroica della vite.

 

Terreni impervi, dove la verticalità del suolo distoglierebbe chiunque dal piantare anche una sola pianta, dove nessun mezzo meccanico può aiutare il contadino, dove tutto il lavoro è fisico. Durante la vendemmia, a queste latitudini, la giornata è un continuo saliscendi tra questi "vigneti verticali" portando l'uva sulla testa, in grossi contenitori, come funamboli nel caldo di settembre.

Non dimentichiamo i fiori!

Su tutto il territorio isolano crescono una ventina di orchidee spontanee; le più significative sono: Aceras anthropophorum, Cephalanthera damasonium e la variante longifolia, Dactylorhiza romana e saccifera, Epipactis microphylla, Limodorum abortivum, Neotinea intacta, Ophrys apifera, Orchis coriophora e papilionacea, Serapias cordigera e la variante "lingua", Spiranthes spiralis.

 

Le trovate nei boschi, durante la bella stagione, eteree e delicate, diverse dalle ipertrofiche cugine tropicali, più piccole e minute, ma non per questo meno suggestive. Portano nel tempio naturale ischitano un soffio di esotismo e suggestioni di terre lontane. Ci sono poi tanti altri fiori che inghirlandano Ischia: tra tutti spicca l'Ipomea, più frequente nella variante blu elettrico. Conosciuta come campanella, questa pianta sull'isola ricopre interi appezzamenti di terra e si arrampica dovunque. I festoni che produce quando "scala" un albero o anche un palo della luce, sono espressione pura dell'energia naturale dell'isola verde.

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